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TAOUFIC
Vengo dal Benin, la mia famiglia è in Africa. Ho 17 anni, studio a Bari e vivo in una comunità. Sono partito dal Benin da solo e ho attraversato il deserto, il Niger, la Libia. Il viaggio per arrivare in Italia è durato quattro mesi.
Ho visto dinanzi a me persone che venivano uccise a colpi di pistola, persone morire per la strada e in mare, persone morire di fame e di sete nonostante la scorta di bidoni pieni di pane e biscotti che abbiamo trasportato lungo il tragitto. Durante la traversata la mia barca ha finito la benzina al centro del mare.
Per fortuna ci ha avvistati una grande nave che ci ha portati a Lampedusa, donandoci impermeabili, coperte e pane. La nave si chiamava “Medici senza Frontiere”.
Dopo aver trascorso un giorno a Lampedusa la seconda tappa è stata Ragusa, dove ho passato due settimane. L’ultima tappa del viaggio verso la mia “nuova casa” è stata una comunità di accoglienza per minori, che mi ha dato la possibilità di iscrivermi a scuola e vivere una vita tranquilla, circondato da gente che mi vuole bene.
La mia seconda famiglia italiana mi ha riscattato dalla vita buia e triste che vivevo un tempo. Ho deciso di venire in Italia a causa del rapporto burrascoso che avevo con mio padre.
Sono scappato perché mi picchiava, preferivo dormire sotto i ponti anziché tornare a casa. Lui era molto cattivo con me inoltre la situazione è peggiorata dopo che ho scoperto che la sua compagna non era la mia vera madre.
Questa notizia mi ha dato un dolore enorme che porto dentro e che mi spinge ancora a cercare notizie sulla mia vera mamma.
Nonostante i ricordi e le angosce oggi sto vivendo una nuova vita con l’obiettivo di studiare e magari un giorno diventare veterinario e prendermi cura della mia tartaruga di nome Valentina.
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